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Siamo quello che mangiamo, ma anche quello che guardiamo, ascoltiamo, leggiamo. Questa è la mia dieta mediatica.
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FESTIVAL DI SANREMO: IL RE-LISTENING - 1960
È stato particolarmente difficile stilare la classifica dei brani del Festival di Sanremo 1960. La gara si fa competitiva, mentre i suoni si modernizzano dando vita a canzoni più attuali e vicine al gusto moderno.
La manifestazione si tiene nel Salone delle Feste del Casinò di Sanremo, dal 28 al 30 gennaio, con lo stesso meccanismo delle edizioni precedenti.
A condurre la decima edizione del Festival sono Paolo Ferrari ed Enza Sampò, mentre sono 23 gli artisti partecipanti distribuiti tra le 20 canzoni.
Sono 6 gli ex vincitori a tornare in gara: Nilla Pizzi, Flo Sandon's, Giorgio Consolini, Gino Latilla, Johnny Dorelli e Domenico Modugno.
A debuttare al Festival, però, è anche una giovane diciannovenne di cui sentiremo tutti parlare, la straordinaria Mina, fresca del successo di Tintarella di luna.
Come sarà finita questa gara tra titani secondo la mia personale classifica? Non resta che scoprirlo e ascoltare, con un click sul nome dell'artista di cui si vuole scoprire la versione.
Siamo ormai nel 2024 e quindi, dopo 64 anni, diamo di nuovo inizio al Festival di Sanremo 1960:
20° posto
Amore abisso dolce - Achille Togliani / Giorgio Consolini - Non Finalista
Perdoniamoci - Achille Togliani / Nilla Pizzi - Non Finalista
Il lui e la lei di questa canzone hanno commesso degli errori, o forse dei peccati, tanto che non riescono nemmeno più a guardarsi in faccia. L'auspicio è quello di potersi perdonare a vicenda e ripartire da zero, in nome dei bei vecchi tempi. Il brano ha qualche guizzo, ma per tre quarti del tempo mi è sembrata un'omelia.
"Perderti vorrebbe dire perdermi", così esordisce questa canzone dal ritmo accelerato, quasi frenetico. Il pezzo è coinvolgente, ma ti fa anche palpitare. Per me fin troppo incalzante, ma buone entrambe le interpretazioni, in particolare Torrielli.
Essere innamorati e volerlo gridare di gioia ai quattro venti. Questo il tema della canzone proposta da Arturo Testa e dall'esordiente Germana Caroli. Un brano senza troppe pretese, di cui mi è piaciuto il sapore swing.
16° posto
Ho completamente rinunciato a comprendere la trama di questa canzone. Ho capito solo che c'è una modella in una soffitta che è capace di rendere belle anche le giornate in cui c'è un tempo demmerda. Non ho capito perché sia sempre in soffitta e di chi siano le scarpe rotte. A furia di lallalallalà ho finito per trovare il pezzo contemporaneamente carino ed estenuante.
13° posto
Due versioni diverse tra loro, ma entrambe molto carine. Si tratta di una canzone non particolarmente clamorosa che paragona la gioia nel cuore all'apparizione di un colorato arcobaleno. Testo un po' ampolloso, ma ascolto piacevole.
12° posto
Canzone allegra e leggera, di quelle che ringalluzziscono il pubblico del Festival e che si continuano a cantare per i mesi a seguire. Mi è piaciuta, ma in quest'annata di grande concorrenza non posso metterla più in alto di così. Sorry.
Un inno alla libertà con grande capacità di intrattenimento. Un pezzo da cui emerge benissimo lo stile modugnesco e che, per il terzo anno di fila, porta sul podio l'artista già due volte vincitore del Festival. Non lo conoscevo, ma per i miei gusti un filo sottotono rispetto alle proposte degli anni precedenti.
Romantica - Tony Dallara / Renato Rascel - 1° posto
Sì, effettivamente parlare dell'amore usando metafore metereologiche non è proprio la scelta più originale di sempre. Il testo di questa canzone, però, riesce a farlo in maniera toccante. Lo stile non è così al passo con i tempi, ma l'ascolto funziona abbastanza.
Un blues che diventa l'inno di tutti noi nottambuli e pensatori insonni. Se il giorno accoglie tra le sue braccia tutto il bene ed il male del caleidoscopico mondo, la notte è per pochi. Solo nostra. Di notte raccontiamo il nostro passato e proponiamo il nostro avvenire. Portatrice di pensieri, speranze e sogni, solo la notte sa essere sincera e introspettiva. Un tema che trovo stupendo per una canzone particolare e di spessore.
Al primo ascolto mi era sembrata una canzone quasi fastidiosa, vista l'enfasi con cui viene interpretata. Di volta in volta, invece, ho cominciato a trovarla bellissima, unica e diversa dal resto. Proprio questo modo di cantare esagerato la rende molto particolare ed accattivante.
Ormai è assodato che, dopo questi primi dieci Festival ascoltati, ho un debole per Jula De Palma. La sua versione di questo brano mi ha particolarmente conquistato. Il tema è un po' egoriferito e celebrativo della magnificenza della propria coppia, ma l'arrangiamento e la potenza interpretativa sono entusiasmanti.
Siamo appena nel 1960, eppure questo pezzo racchiude già tutto ciò che sarà il decennio musicale appena cominciato. Una canzone modernissima, con un arrangiamento molto interessante e un'interpretazione strabiliante, non nascondiamocelo, soprattutto da parte di Mina. Secondo me è una perla da riscoprire e che funzionerebbe molto bene persino oggi. Per me meritava ampiamente la vittoria di questo Festival 1960.
Festival di Sanremo: Il Re-Listening: 1951
Festival di Sanremo: Il Re-Listening: 1952
Festival di Sanremo: Il Re-Listening: 1953
Festival di Sanremo: Il Re-Listening: 1954
Festival di Sanremo: Il Re-Listening: 1955
Festival di Sanremo: Il Re-Listening: 1956
Festival di Sanremo: Il Re-Listening: 1957
Festival di Sanremo: Il Re-Listening: 1958
Festival di Sanremo: Il Re-Listening: 1959
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