Video Killed The Radio Star. Con l’edizione del 1955 il
Festival di Sanremo approda per la prima volta in televisione e il primo ad
essere sostituito è proprio il conduttore storico della kermesse, Nunzio
Filogamo, che ritroveremo però tra qualche anno.
I nuovi presentatori sono Armando Pizzo
e Maria Teresa Ruta. No, non la Maria Teresa Ruta che oggi conosciamo tutti, bensì sua zia, che negli anni ’50 era una popolare
annunciatrice televisiva.
La manifestazione si svolge sempre al Salone delle Feste del Casinò di Sanremo,
dal 27 al 29 gennaio. Le canzoni diminuiscono a sedici, con otto brani per
ciascuna delle prime due serate e la qualificazione di quattro di esse per la
serata finale. Permane la doppia
esibizione per ognuno dei brani, ma grandi cambiamenti arrivano anche nel
parterre dei cantanti in gara, con ben tredici esordienti su quindici
partecipanti.
Reduci dal Festival precedente, ritroviamo Gianni
Ravera e Natalino Otto, mentre
il resto del cast si compone di nomi che difficilmente risuonano al giorno d’oggi.
L’unico a fare eccezione è il reuccio della canzone italiana, Claudio Villa, che sarà anche il
vincitore di questo Festival di Sanremo, insieme a Tullio Pane, con la canzone Buongiorno tristezza. Un titolo che è diventato un iconico
modo di dire. La coppia conquista anche la seconda posizione con Il torrente.
Claudio Villa è protagonista di un ulteriore primato poiché, a causa di
un problema alla voce, fu costretto a cedere il posto al playback durante la serata
finale. Prima volta nella storia del Festival.
Per quanto mi riguarda, è stata una quinta edizione molto carina. Ho trovato tutti i brani perfettamente credibili e a loro modo competitivi. Credo che ci sia stato un certo perfezionamento nelle proposte e che ciò abbia portato ad un salto di qualità, magari proprio in funzione della svolta televisiva. Con l'avvicinarsi dei gusti a quelle che sono le canzoni odierne, anche da parte di artisti meno gettonati, ho trovato molto difficile comporre una classifica, ma vado molto fiero del mio primo posto.
Non ci resta dunque che scoprire i sedici brani in gara seguendo la mia
personale classifica di gradimento. Basta un click sul nome dell’artista di cui
si vuole ascoltare la versione.
Dopo 68 anni, è il momento di dare di nuovo inizio al Festival di Sanremo 1955.
16° posto
Dirige l'orchestra il maestro Cristina Yang.
Basurto e Ravera dedicano una canzone al cuore, l’essenza umana di ognuno di noi, in fondo al quale alberga un eterno mistero. È il cuore che ci fa compiere atti di generosità disinteressata e, allo stesso tempo, a farci soffrire dolorosamente. Parole di buoni sentimenti più belle come testo che come canzone, poiché pagano uno stile un po’ troppo retrò.
15° posto
La canzone parla di un'antica corniche che un tempo conteneva la fotografia di un amore passato. Dopo anni di vuoto, un altro volto è tornato a riempirla cancellando la nostalgia. Ancora un po' di tempo e a completare il quadretto della felicità apparirà un “visetto felice” con una dedica di mamma e papà.
14° posto
Il primo viaggio che viene ricordato in questa canzone è in realtà una scampagnata in riva al mare di un solo giorno dopo un tragitto in treno passato perlopiù a limonare. Molto meglio di tanti altri viaggi, direi. Una delle poche canzoni a tema nostalgico con un andamento allegro e scanzonato, tuttavia non ho percepito così tanto appeal.
13° posto
Ci Ciu Cì (Cantava un usignol) – Narciso Parigi e Radio Boys / Natalino Otto eTrio Aurora – 7° posto
Le onomatopee di un usignolo rallegrano il canto di un emigrante lontano
dalla sua terra e desideroso di tornare. La canzone è tra quelle meno investite dall’atmosfera di
nuovo corso di questo Festival, con elementi musicali ancora a tratti ancorati
al passato.
12° posto
Zucchero e pepe è una canzoncina leggera e sbarazzina dedicata ad una ragazza i cui baci sono zucchero e i cui capricci sono pepe. Ed è proprio questa sua personalità a far innamorare tutti, mentre lei dell’amore non vuole proprio saperne niente. “Come la vedi te ne innamori, come le credi son dolori”.
11° posto
Fermi tutti! Incredibile, ma vero. Il Festival di Sanremo 1955 è stato
appena invaso dagli alieni. Niente paura, però, l’omino piccino piccino
cantato in questa canzone non ha brutte intenzioni, né maleducazione. È sceso,
piuttosto, a togliere le spine dalle rose e ad insegnarci l’amore reciproco.
Difficilmente riuscirò a togliermi il ritornello dalla testa.
Molto differenti le due interpretazioni di questo brano. Ho preferito la versione di Jula De Palma, più cupa ed introversa, quindi più attinente con il tema. La canzone porta sul palco mondi interiori ed esteriori solitamente poco raccontati, per questo motivo ho apprezzato abbastanza.
9° posto
Una canzone che ha toccato diverse corde, dalla malinconia alla dolcezza. L’ombra cantata da Jula De Palma e Marisa Colomber è un’amorevole figura che si aggira nella notte deserta in cerca di carità e compagnia. Mi è abbastanza piaciuto come ascolto, con atmosfere sonore molto particolari e un’interpretazione che concorre a regalare al pezzo un’efficace aura di mistero.
8° posto
Canto nella valle – Natalino Otto e Trio Aurora / Bruno Pallesi, Nuccia Bongiovanni e Radio Boys – 3° posto
Un brano piacevole e ben costruito che trasla nella location della valle un po' di elementi topici incontrati ormai spesse volte in questi primi Festival. C’è il tema dell’amore ostacolato da una separazione e quello di un auspicato ritorno, nonché il desiderio di coronare il ricongiungimento con uno sposalizio a bordo di un calesse.
7° posto
Da Buongiorno tristezza non ci aspettavamo certo una canzone allegra, e infatti ascoltiamo un canto di dolore per un amore che si è rivelato essere un inganno. Evidente che siamo di fronte ad una canzone di qualità, più impegnativa da seguire rispetto ad altre e costruita con un pathos interpretativo non indifferente. L’ho trovata a tratti molto interessante nella scrittura, mentre in altri un po’ troppo spigolosa e poco scorrevole nella melodia. A conti fatti, andrei a riascoltarla più difficilmente rispetto ad alcune contendenti.
6° postoI tre timidi – Natalino Otto / Nuccia Bongiovanni e Radio Boys – Non FinalistaDi solito non sono un amante delle canzonette leggere, ma sono impazzito per questo brano, che ho trovato così tenero, e per l’interpretazione di Natalino Otto. I tre timidi sono in realtà un ragazzo, una ragazza e un topolino. I primi due sono seduti in giardino, ma sono troppo timorosi di fare la prima mossa ed avvicinarsi. Ed è qui che entra in scena il sorcio che, vincendo la timidezza, passa davanti ai loro occhi. Per lo spavento, la ragazza si aggrappa al ragazzo, che ha finalmente il coraggio di dichiararsi. Dirige l’orchestra il maestro Ratatouille.
5° posto
Appellandosi ad una sofisticata metafora idrica, Villa e Pane paragonano la sfuggevolezza della donna amata, e dall’amore in generale, all’inafferrabilità delle acque di un torrente. A fine canzone i due restano letteralmente a bocca asciutta e noi abbiamo ascoltato un brano tutto sommato carino, ma non da secondo posto.
4° posto
Il tappeto musicale di questo pezzo è veramente molto bello e di qualità, ma è anche ciò che più mi ha colpito. L'andamento è piacevole e melodioso e credo che questo sia il brano che sento più affine tra quelli della triade di Villa in quanto ad orecchiabilità e scorrevolezza.
3° posto
Un brano poetico con un climax molto intenso nell’interpretazione, che è un grande valore aggiunto nell'ascolto. Il racconto è quello del tormento per un amore lontano che un tempo faceva compagnia lungo un sentiero ora deserto. La speranza è quella di poter tornare a percorrerlo con la persona amata. “
Piccola strada dei miei sogni, tornerà, ma ho paura che il cuore suo sia prigioniero d’un bugiardo amor”.
2°
posto
Non penserò che a te – Gianni Ravera / Tullio Pane – Non Finalista
Questa canzone, nella sua semplicità e classicità, mi ha trasmesso pura dolcezza e mi ha sorpreso positivamente rispetto ai presupposti. Un ragazzo sta lasciando la sua terra e, sebbene sappia che presto tornerà, non può far a meno di provare nostalgia per ciò che si è lasciato alle spalle, soprattutto per il suo amore. Musicalmente la trovo più antica di altre, ma sono letteralmente sciolto per il bellissimo verso “
Non penserò che a te per ogni via”.
1° posto
Un brano davvero molto toccante e intenso. Sicuramente è una canzone meno immediata, che ha bisogno di un po’ di attenzione in più per essere assimilata. Il testo si rivolge alla luna intenta ad osservare gli amanti che la osservano a loro volta, interrogandosi se anche la persona amata ha lo sguardo rivolto a lei. A me è piaciuta moltissimo, trovo che sia una poesia interpretata magnificamente, in particolare nella versione di Bruno Pallesi. Più l'ascolto e più me la godo.
Festival di Sanremo: Il Re-Listening: 1952
Festival di Sanremo: Il Re-Listening: 1953
Festival di Sanremo: Il Re-Listening: 1954
Commenti
Posta un commento