
Nel 1956 il Festival di Sanremo cambia mese, ma non sarà l'unico cambiamento a caratterizzare un'edizione considerata non particolarmente riuscita.
Il Salone delle Feste del Casinò di Sanremo ospita la kermesse dall'8 al 10 marzo, con la conduzione di Fausto Tommei e della confermatissima Maria Teresa Ruta.
I brani in gara tornano ad essere venti, ma viene sospeso il meccanismo della doppia esibizione. I cantanti partecipanti sono soltanto sei e, udite udite, oltre ad essere esordienti sono anche debuttanti.
L'intento è quello di mettere al centro la canzone e non l'artista, in modo da non condizionare il voto. Ad esibirsi, quindi, sono i vincitori di un apposito concorso per voci nuove. Immaginate se Amadeus annunciasse oggi una cosa del genere, la gente scenderebbe nelle piazze. Immaginate, però, anche come sarebbero sovvertite le classifiche dei nuovi Festival se le canzoni vincitrici fossero state cantate da artisti di poco richiamo in ottica votazioni.
A vincere Sanremo 1956 è il brano Aprite le finestre, interpretato da Franca Raimondi. Fu però un brano di Tonina Torrielli, Amami se vuoi, ad ottenere eccezionalmente il bis.
Tra gli eventi di questa annata vanno segnalati l'allontanamento di un uomo dal Salone, per aver diffuso dei volantini contro l'esclusione di un brano da lui proposto, nonché il legame del Festival di Sanremo con l'Eurovision Song Contest.
Proprio nel 1956, in Svizzera, si tiene la prima edizione della manifestazione europea. Per l'Italia partecipano le prime due classificate in riviera. Franca Raimondi si classifica settima con Aprite le finestre, mentre Tonina Torrielli arriva all'ultimo posto, il quattordicesimo, con Amami se vuoi.
Tornando al nostro Sanremo, devo concordare con chi considera questo Festival poco attrattivo. A mio avviso, però, la battuta d'arresto non è da attribuire alla presenza di artisti sconosciuti, alcuni dei quali, come Tonina Torrielli, trovo abbiano voci davvero notevoli. Diversamente, ho riscontrato dei passi indietro da parte delle canzoni, improvvisamente divenute più attempate e in alcuni casi, passatemi il termine, infantili, che non per forza coincide con leggere.
Il mio primo posto, dunque, è andato ad un brano che ho trovato ariosamente progressista. Scorriamo la mia personale classifica per scoprire di che canzone si tratta. Per ascoltare i brani basta un click sul loro titolo.
Dopo 67 anni, diamo di nuovo inizio al Festival di Sanremo 1956.
20° posto
Questa canzone è musicalmente valida, ma il testo è piuttosto cringe, nonostante la presenza di luna e stelle varie. In pratica il protagonista è geloso del sole e del vento che possono baciare e accarezzare una donna che non lo vuole. Rosicando, si chiede perché lei non voglia essere baciata e amata da lui, poi conclude dandole della gelida e della fredda. Ah.
19° posto
Sogni d’or – Franca Raimondi e Clara Vincenzi – Non Finalista No, dai. Ormai siamo nel 1956, "Sogni d'or piccin nel tuo piccolo lettin, la mammina è vicin" non lo posso accettare.
18° posto
Con una sorta di marcetta in sottofondo, questo brano si rivolge ad un bambino che nel giorno dell'Epifania sta giocando con un trenino. La cantante gli ricorda che sono tanti i treni, metaforici e non, che prenderà nella vita tra sogni e delusioni. Presto, infatti, sarà uno studente, poi un soldato, poi un marito e un padre. Ma che ansia! Ma fatemi scendere.
17° posto
Ma quanti trenini ci sono in questo Festival? Com'è possibile che autori diversi abbiano pensato a titoli così simili? Tipo scoprire ad una festa che qualcun altro indossa il tuo stesso vestito. Anche il tema di fondo è sostanzialmente lo stesso. La vita è un treno, se sbagli fermata non si torna indietro. Se trovi l'amore viaggiare in due è più bello. Che originalità. Morto un treno se ne fa un altro, no?
16° posto
Il testo è scanzonato, ma mi dà troppe Zecchino d'Oro vibes. La canzone osserva che da sempre, tra i Pigmei e i Cicisbei, se c'è lui c'è anche lei. Ho capito che tra uomo e donna si può parlare di politica, di scandali, di "ci ci ci ci ci ci ci ciò", ma poi si finisce sempre a parlare d'amore. Sul finale della canzone, Clara ritiene opportuno elencare una serie di nazionalità rivedendo a suo piacimento la disposizione degli accenti.
15° posto
Un brano quasi oxiano che si ispira chiaramente al panismo e che si eleva per sottolineare che tutto l'universo è amore infinito. A differenza dei brani della Oxa, però, ho fatto molta difficoltà ad arrivare in fondo a questo ascolto. Il messaggio è profondo, ma il modo di cantare è solenne in una misura che non funziona, almeno per i miei gusti.
14° posto
Un uomo con il cuore spezzato vede il vento abbattere un vecchio albero per cui non ci saranno più tramonti, né carezze del vento. Probabile che l'albero sia una metafora di qualcosa di più doloroso ma, se così fosse, mi sembrerebbe un parallelismo un po' spicciolo, considerando che anche il mood della canzone non è poi così toccante.
13° posto
Lucia e Tobia – Gianni Marzocchi e Franca Raimondi – Non Finalista Brano orecchiabile tipicamente anni '50 che sembra più una favola in musica. I protagonisti si incontrano per caso in una giornata di tempo incerto, poiché lei è solita uscire col sole e lui con la pioggia. Durante una passeggiata decidono di sposarsi e di darsi reciprocamente un nome, ma nella confusione si perdono per sempre. Lei finisce nel taschino di un signore e lui viene appeso ad un balcone da una bimba.
12° posto
Nonostante il suo compagno sia uscito di casa, senza neanche salutarla, per andare a comprare le sigarette e non tornare mai più, per Tonina è rimasto ancora qualcosa di bello di questa incredibile storia d'amore. Sarà.
11° posto
La versione inversa dell'iconica Musica e parole di Loredana Bertè, che ascolteremo tra cinquantadue lunghissimi anni. La Gonzales si abbandona alle dolci parole del suo amore "Son vere? Son false? Io non lo so", dice, semplicemente attratta dalla loquacità del suo consorte.
10° posto
È bello – Luciana Gonzales – Non Finalista Luciana riflette su quanto sia dolce e amaro allo stesso tempo incontrare per caso il primo amore della nostra vita, riguardarlo negli occhi e sentirsi vicini come una volta. Un brano tenero per chi, nonostante tutto, tiene ancora ai propri ex. Dirige l'orchestra il maestro Filippo Bisciglia.
9° posto
Musica e amore si fondono in questo brano che suona quasi ottocentesco nel modo in cui viene interpretato da Molinari. Nella mente, l'immagine della donna dei sogni prende forma quasi come una canzone che nasce dalle note di uno strumento. Testo delicato, ma pezzo complessivamente pesante.
8° posto
Un uomo si sveglia angosciato nella notte dopo aver sognato le peggio cose, ma accendendo la luce si rasserena nel vedere moglie e figlio che gli dormono accanto, poiché restare sempre uniti è la cosa più importante di tutte. Brano molto dolce, ma musicalmente non così avvincente.
7° posto
Tipica canzone di ispirazione alpina, con un motivetto orecchiabile e molto catchy. Siamo nella provincia di Belluno, dove una giovane ragazza con un fiore rosso tra i capelli ruba il cuore di un alpino. I due in un batter d'occhio decidono di sposarsi ed è così che per colpa di quel rosso fiore "
un velo bianco ed una penna nera si son per sempre uniti a primavera".
6° posto
Anima gemella – Gianni Marzocchi e Clara Vincenzi - Non Finalista No, vabbè, ho appena trovato la colonna sonora della mia singletudine. Oh, anima gemella! Oh, anima sorella! Dove sei? Dove sei? Dove sei? Oh, anima gemella! Oh, anima sorella! Vieni a me! Vieni a me! Vieni a meee! Che il sole non si spenga, la notte mai non venga prima che io veda teeeee!
5° posto
Molti anni prima che Gianni Morandi aprisse tutte le porte, Franca Raimondi chiedeva all'Italia intiera di spalancare le finestre. Ad accomunarli lo stesso ottimismo immotivato e la voglia di proiettarsi verso un avvenire rigoglioso. Il ritmo della canzone segue lo stesso mood e trasmette una ventata di positività.
4° posto
"
È passato un giorno intero e non hai mentito ancora". Direi che le premesse di questa canzone sono ottime. Luciana Gonzales canta di una storia che non può fare a meno delle bugie reciproche e snocciola poi una serie di parole dolci a cui, a questo punto, non sappiamo se credere. Brano gradevole, lo riascolterei con piacere.
3° posto
Canzone iconica e meravigliosa, che ancora oggi mi capita di canticchiare. Non avevo però idea dell'esistenza di questa versione. Ironia ed eleganza per un brano in cui è evidente la penna dell'autore, Domenico Modugno. Una delle canzoni più moderne e meglio strutturate di questo Festival.
2° posto
All'apice della sua primaverile bellezza, il bosco innamorato è il luogo in cui la nostra Tonina Torrielli attende il suo bello. Il tipo sembra non presentarsi all'appuntamento e lei, giustamente, non si sente chiamata in causa dall'atmosfera del loco. Per fortuna il ragazzo si presenta e la coppia diventa un tutt'uno con la natura in fiore.
1° posto
In controtendenza con tutto ciò che al Festival abbiamo ascoltato negli ultimi sei anni, tra amori profondi e donne sante, Tonina Torrielli con grande onestà canta al suo pretendente di non doversi fidare di lei. Se lui vuole, può amarla, ma che sia ben chiaro che lei non vuole giurargli amore eterno e che vuole soltanto contatto fisico. Interpretazione di gran classe, nonostante le parole suonino come delle gran mazzate: "Io sono l'amore che svanisce, ma dei baci miei non fidarti mai. Io son l'amore che ferisce". Ho scelto di dare a questo brano il mio primo posto perché, oltre ad essere una bella canzone, suona come un inno alla libertà. Una sorta di Girls Just Want To Have Fun. Una donna che nel 1956 arriva e canta la sua volontà di divertirsi senza impegnarsi fa entrare molta più aria fresca di un paio di finestre aperte.
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