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Immagine: Netflix |
Il quinto episodio di Squid Game – La Sfida segue un
andamento un po’ diverso rispetto a quelli precedenti. Se l’inizio è fortemente
teso a causa del secondo test eliminatorio, nella seconda parte abbiamo un
clima di sostanziale distensione. Si tratta di un’atmosfera creata ad hoc per
far abbassare la guardia ai concorrenti prima di sferzare loro un colpo basso
che, a mio avviso, non era poi così imprevedibile.
Andiamo con ordine e ritroviamo i cinque volontari fermi davanti alle loro scatole
a molla, in attesa di scoprire se la sorpresa che ne uscirà sarà felice o
letale. Intanto va sottolineata la scelta della modalità, che è davvero molto
azzeccata. La musichetta che ascoltiamo mentre il giocatore di turno gira la
manovella crea un effetto suspense che lascia con il fiato sospeso anche noi
sul divano di casa, che sobbalziamo alla fuoriuscita del clown come se il
responso riguardasse noi.
Il primo a scoprire la sua sorpresa è Jesse (183), nelle
fila di Chaney (179). Per lui il compito è quello di eliminare due concorrenti
e sceglie dunque la giocatrice 026, con cui non ha rapporti, e il giocatore
141, Dash, colpevole di aver sparso bugie in giro per mettere zizzania. Dash
prima di andar via esporrà l’alleanza tra 182, 179, 176 e lo stesso 183.
La scatola del giocatore 375 è quella meno fortunata, poiché
lo condanna all’eliminazione diretta. Il giocatore 87, invece, deve scegliere
un avversario da eliminare. In questo frangente veniamo a sapere dell’esistenza
di un’alleanza finora passata inosservata, denominata L’Angolo e costituita da
sei giocatori, tra cui lo zoccolo duro è composto dal giocatore 87, da Mikie
(254) e dal giocatore 404. La scelta del giocatore 87 ricade sul 176, in forze
all’alleanza denunciata poco prima da Dash.
Siamo alla quarta scatola da aprire, che è quella del
giocatore 130, il quale vince un vantaggio valido per il gioco successivo. Non
resta che scoprire quale destino tocca a Phalisia (229) che, particolarmente
agitata, interrompe più volte il giro della manovella. La sua sorpresa consiste
nel dover eliminare ben tre avversari, cosa che è ben lieta di fare. Il primo
ad andarsene è il giocatore 130, che ha appena vinto un vantaggio. Seguono
Stephen (243) e Rick (232), il braccio e la mente della Gambu Gang.
Interessante notare che Stephen, uno dei giocatori più in evidenza dal punto di
vista degli spettatori, abbia fino a quel momento adottato la strategia del
cercare di passare inosservato, al punto da essere stupito che Phalisia lo
avesse notato. Proprio nell’episodio precedente, in realtà, abbiamo visto la
giocatrice 229 e la giocatrice 278 individuare Stephen e Rick come leader del
loro gruppo. A giustificare l’editing dei due giocatori appena eliminati è
proprio la loro speciale storyline, culminata in un’eliminazione così brutale e
rocambolesca.
Il test eliminatorio si conclude e, oltre all’irrisolto mistero sul contenuto
della sesta scatola, si porta dietro lacrime e riflessioni. Mentre Phalisia
viene acclamata per il suo coraggio, per ciò che resta della Gambu Gang è il
momento di fare dell’autocritica e di promettersi di essere più discreti in
futuro. Anche la core alliance dell’Angolo decide di guardarsi le spalle con
più circospezione. Altrove, qualcuno fa notare il rischio che a sembrare un’alleanza
dall’esterno possano essere anche delle amicizie disinteressate tra persone che
vanno semplicemente d’accordo. È il caso del terzetto di amici in cui c’è
Jackie, una ragazza che a causa dell’ipoacusia comunica con gli altri con
maggiore difficoltà.
In questo episodio scopriamo dettagli più personali anche delle storie di Jada
(097), che nell’anno precedente ha donato un rene a suo fratello, e di Trey
(301), che non molto tempo prima ha rischiato di morire a causa di un collasso
polmonare.
E veniamo al punto in cui il format decide di ingannare psicologicamente i
concorrenti. Bisogna tener conto delle condizioni di stress che un gioco del
genere comporta, sia per le tempistiche ristrette a pochi giorni, sia per la
condivisione degli spazi e la mancanza di privacy. Non ultimo il dover giocare
per 4,56 milioni di dollari contro avversari pronti a tutto. Una battuta
estrapolata da un dialogo sottolinea che in questo contesto tutte le emozioni
sono amplificate. Sono parole che, dopo anni di reality, sono diventate quasi
una frase fatta a cui non si crede, eppure ne abbiamo la testimonianza durante
una faccenda che il personale decide di far svolgere a cinque volontari. Anche
se i test sono finiti, l’allerta dei concorrenti resta alta e temono che i cinque
giocatori che si offrono per svolgere il compito possano essere eliminati
all’istante senza alcun motivo se non quello di essersi proposti. Ashley (278)
parte volontaria sulla scia del coraggio trasmesso dalla sua amica Phalisia in
occasione del test. Con lei partono Jada (097), Mai (287), la giocatrice 054 e
il giocatore e Dylan (065), timoroso di venire eliminato per una volta che si è
offerto di fare qualcosa.
La missione da compiere sembra sin troppo facile e consiste nello spremere
delle arance e riempire tre brocche in cambio di una sorpresa. Una delle
giocatrici ci tiene a condividere il pensiero che l’ha accompagnata nella sua
vita secondo cui offrirsi volontari sia spesso “una stronzata”. Di fatti capiremo presto che non era mai stata
prevista alcuna punizione in caso di missione fallita.
La sorpresa, infatti, non è altro che un picnic che si sarebbe svolto in ogni
caso, in quanto pretesto di far dividere i 63 giocatori rimasti in coppie per
consumare la merenda a base di caramelle e spremuta d’arancia. Vediamo la giocatrice
229 far coppia con la 278, vediamo Mikie (254) far coppia con il suo alleato
087 e naturalmente vediamo Trey (301) e sua madre (302) condividere lo stesso
cestino. A restare scoppiato è Enzo Paolo Turchi, il giocatore 222 che ora
sappiamo chiamarsi Jordan. Presto, tra i sorrisi e la spensieratezza generale,
qualcuno comincerà ad accorgersi che sul fondo del cestino ci sono delle biglie
e sarà facile capire che il compagno con cui hanno scelto di mangiare sarà l’avversario
da battere nella prova successiva per non essere eliminati.
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