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Immagine: Netflix |
La visione del terzo episodio di Squid Game – La Sfida mi ha
portato a riflettere su quanto in questo gioco ci sia anche una certa
componente di fortuna, o più correttamente di sorte. La prova di puntata ha
lasciato la maggioranza dei concorrenti in balia delle decisioni altrui e in un
gioco in cui si vincono 4,56 milioni di dollari fa parecchio effetto pensare
che si può perdere o vincere anche senza aver mosso un dito. È una realtà che
fa parte di Squid Game così come di molti altri giochi più semplici e quotidiani. Risulta lecito, allora,
rappresentare questo universo tenendo conto anche di un elemento misterioso ed
imprevedibile come la sorte, che sa essere tanto benedetta quanto spietata.
Ci sono occasioni, però, in cui è l’uomo a decidere di sfidare la sorte, anche più
di una volta. È il caso del nostro giocatore 198 Husnain, il cui destino è
appeso ad un filo telefonico. Per salvarsi dovrebbe riuscire a passare la
telefonata killer ad un altro concorrente. La sua strategia è quella di far
credere che in palio ci sia del cibo, nello specifico un dolce al cioccolato.
Husnain potrebbe fare addirittura leva sul fatto di aver già vinto da mangiare
e inventarsi che le regole non lo consento ancora, ma la paura di essere
eliminato gli fa commettere diversi errori nella gestione della situazione.
Errori che lo porteranno all’eliminazione. Il primo è senza dubbio quello di
aver risposto al telefono una seconda volta. Considerando il gioco in cui ti
trovi, dovresti essere già fin troppo lieto di averla scampata al primo
tentativo. Il secondo errore è stato quello di aver lasciato trapelare il
terrore nei suoi occhi alla notizia di essere a rischio eliminazione, una
reazione che ha messo all’erta i suoi avversari e che li ha allontanati
fisicamente. Poi, come sottolineato dagli altri, in particolare da Bryton, è
stato troppo insistente nel tentare di convincere le persone a prendere la
telefonata. Non i suoi amici più stretti, ma gente a caso con cui non aveva
grandi rapporti. In questa situazione di emergenza in cui stai rischiando la
pelle, non c’è tempo di prendersi il lusso di puntare a qualcuno di specifico.
Al contrario, è purtroppo molto più semplice coinvolgere e sacrificare qualcuno
che di te si fida.
Anche i concetti di amicizia e di fiducia hanno trovato un grande spazio in
questo episodio. Avere un amico non vuol dire soltanto poter contare sull’aiuto
di qualcuno, ma anche aiutarlo a propria volta. È lo spirito di Rick (232) che,
data la sua età, sa di non poter ambire più di tanto alla vittoria e si
accontenterebbe di vantare un piccolo ruolo nella vittoria di qualcun altro. Lo
stesso concetto, ma con un fine più strategico, è ciò che emerge dalle parole
di Figgy, la giocatrice 033, che dichiara di voler essere un punto di
riferimento per il benessere degli altri in modo da ricevere in cambio il
medesimo trattamento. Per lei è ciò che serve per adattarsi ad un nuovo
contesto condiviso con degli sconosciuti. Una terminologia molto precisa che
rimanda, neanche così velatamente, ad un’altra esperienza in cui ho avuto modo
di osservarla. Figgy, infatti, è stata una concorrente della stagione 33 di
Survivor, dove con leggerezza rovinò il suo gioco a causa di uno showmance. In
Squid Game, dove curiosamente ricorre il numero 33, mi è sembrata una giocatrice totalmente diversa, con un social game
molto più centrato e radicato.
Abbiamo già parlato della fedeltà con cui reality game e serie tv sono
intrecciati tra di loro. Un elemento che a questo punto del programma fa
credere ai concorrenti di essere in qualche misura padroni della situazione.
Dopo Un, due, tre stella e Caramello, sembra non esserci alcun dubbio che il
gioco successivo sarà quello del tiro alla fune. L’ipotesi sembra persino
trovare conferma nei disegni sui muri raffiguranti i vari giochi. Alla luce di
questa previsione, cogliamo i vari concorrenti alle prese con i preparativi. I “bro”
capitanati dal giocatore 432 si allenano sicuri della propria forza. Leann
(302) ricorda a suo figlio che il tiro alla fune è anche questione di astuzia e
di intelligenza, come ben sanno gli spettatori della serie. Dal canto suo, la
Gambu Gang è pronta ad affrontare la prova tutti insieme, in modo da restare in
gioco intatti o abbandonare come una vera squadra. La richiesta del personale di
dividersi in otto gruppi sembra dare ancora una volta ragione ai giocatori, ma
presto scopriremo che gli autori hanno giocato di strategia inversa,
sconvolgendo i piani di tutti e proponendo qualcosa di totalmente diverso
rispetto a ciò per cui si erano preparati, anche con un pizzico di presunzione.
Non il tiro alla fune, ma la battaglia navale.
La presenza di questo gioco era stata annunciata dalle immagini del trailer e
alcuni hanno avanzato l’ipotesi che potrebbe trattarsi di un’anticipazione di
ciò che vedremo nella seconda stagione della serie tv. In effetti, parte del
fascino del reality è il ritrovare elementi visti in chiave fiction nella prima
stagione. Avrebbe senso quindi continuare il gioco di rimandi e concatenazioni
e farci assistere in futuro alla versione fiction di ciò che abbiamo già
sperimentato come spettatori del reality.
Prima di scoprire il vero gioco in cui si sfideranno, i concorrenti si dividono
in quelle che vengono definite dal personale otto squadre “identiche”. Va notato però che in questo momento i giocatori sono
118 e che quindi è impossibile ottenere otto squadre con lo stesso numero di
componenti. Anche durante le battaglie, infatti, si notano alcune squadre con
una barca da quattro posti invece che da
cinque. Mi domando, dunque, come sia stata gestita l’estrazione delle sfide
alla luce di questa anomalia.
Durante la battaglia navale ciascuna squadra dovrà eleggere un capitano ed un
luogotenente che si occuperanno di lanciare i missili contro le quattro barche
avversarie. Vince la squadra che per prima affonderà due imbarcazioni rivali.
Saranno eliminati tutti i concorrenti presenti su una barca affondata, anche di
una squadra che si rivelerà vincente, nonché il capitano ed il luogotenente
della squadra sconfitta. Quest’ultimo particolare viene specificato dopo l’elezione
del capitano e del luogotenente, ma non ci voleva molto a prevedere che,
essendo il capitano colui che affonda insieme alla sua nave, non è esattamente
il ruolo più sicuro da rivestire in quanto a probabilità di essere
eliminati.
La prima sfida riguarda la squadra di quelli che erano considerati
favoriti per il tiro alla fune, tra i quali spicca Bryton, che in questo duello
sarà abbinata al colore blu e risponderà agli ordini della giocatrice 220,
Jessi. A capitanare la squadra rossa ci sarà invece Brad, il giocatore 337. Bryton
ha optato per un’imbarcazione da due posti, più facile da nascondere, ma entra
subito in contrasto con le idee del suo capitano, che lo vorrebbe esposto sui
bordi dello schema di quella che si presenta una scenografia a dir poco
spettacolare. A suo dire, Jessi non segue un criterio strategico per sferrare i
suoi missili nelle acque avversarie. I rossi, infatti, sono i primi ad
affondare la barca da 5 dei blu, che però riescono a rispondere affondando il
pezzo da quattro rosso. Bryton viene colpito ma, sebbene manchi una sola
casella per perdere la gara, non si dà per vinto e aiuta la squadra nel trovare
uno spiraglio di rimonta. Trovandosi su una nave più piccola, il lanciatissimo
percorso di Bryton termina in una gara in cui il ragazzo non aveva il controllo
sulla propria performance. Un po’ come per l’uccisione di Ned Stark, è qui che
ci rendiamo conto che non possiamo fidarci dell’editing di Squid Game – La Sfida
e che tutti sono in pericolo, a prescindere dallo screentime. E questo, a me,
piace davvero tantissimo.
La seconda guerra marittima vede protagonista una squadra piena di volti noti.
Ci sono Trey (301) e sua madre (302), Lorenzo (161) e Jada (097). A capitanare
la truppa è TJ (182), un ex giocatore di pallacanestro che a fine carriera si è
ritrovato ad affrontare dei seri problemi economici e che racconta di essersi
spesso esposto a rischi pur di difendere i più deboli. TJ riesce a portare in
salvo l’intera squadra, un attimo prima del colpo che poteva mandare a fondo
madre e figlio.
Altra partita perfetta è quella gestita dalla capitana Bee, la giocatrice 018,
che liquida la questione in pochissime mosse. Bee ci dice di essere stata una
bambina molto più intelligente della media e che questa diversità, vista dagli
altri come una stranezza, l’ha portata spesso ad essere sola. I giochi sono il
suo pane quotidiano ed è grazie a lei che apprendiamo che dietro ad un gioco
semplice come la battaglia navale esistono delle vere e proprie casistiche,
regole matematiche e letture psicologiche per cui esistono casella più
gettonate e aree del tabellone che si tende a prendere di mira quando si è in
preda al panico. La sua figura emerge subito come molto interessante ed è lei
stessa a riconoscere che la sua ottima performance in questa prova può
rivelarsi controproducente, dal momento che si è fatta notare per le sue
capacità.
Nell’ultimo duello si sfidano la squadra blu della
Gambu Gang, capitanata da Dan (204), in cui militano Stephen (243) e Rick (232),
e la squadra rossa capitanata da Brownie (258), in cui ci sono Figgy (033) e
Tayo (107). Entrambe le squadre affondano una delle navi avversarie. Figgy è su
una di queste, frustrata per non aver potuto far nulla per evitare la sua fine.
Successivamente, i due capitani riescono a colpire una seconda nave nemica, in
entrambi i casi da tre. Su quella blu ci sono Rick e Stephen, su quella rossa c’è
il temuto giocatore 107. La nave blu ha rivelato la posizione esatta dell’ultima
casella da affondare, ma prima di quel colpo c’è un ultimo tentativo disperato
da parte di Dan. Il suo missile ha il 50% di possibilità di andare a vuoto e l’altro
50% di mettere fine alla partita con una vittoria. L’uomo è deciso a lanciare
il missile in F5, ma Rick si sente di contraddirlo e di suggerire la casella
F8. Il capitano saprà fare un passo indietro ed ascoltare il consiglio di Rick
che, così come desiderava, riuscirà a dare il suo fondamentale contributo alla
vittoria della squadra.
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